Umberto Eco ha dedicato una recente “Bustina di minerva” sull’Espresso alla vicenda paradossale del commercio con l’estero dei volumi antiquari. Fino all’agosto scorso se un libraio voleva vendere un libro all’estero doveva informare un ufficio apposito della Regione (la Soprintendenza ai Beni Librari) che sulla base di valutazioni sull’importanza del libro, avrebbe autorizzato o no la transazione.Recentemente il Parlamento ha tolto la funzione del controllo sui beni librari alle regioni affidandolo allo Stato e quindi al Ministero dei beni culturali ma senza identificare l’ufficio a cui i librai debbono rivolgersi per la autorizzazione.Il risultato è che un mercato di nicchia, in cui operano poco più di cento realtà benemerite di negozi storici impegnate per la salvaguardia e la promozione dei libri antichi, è strangolato.